Le omosessualità nella psicanalisi (di Giancarlo Ricci, Sugarco Edizioni, 2013)
Recensione a cura di Armando Ermini
I concetti cardine intorno ai quali si sviluppa questo lavoro di Giancarlo Ricci, psicanalista di scuola lacaniania, possono essere così sinteticamente definiti:
– L’omosessualità non è una malattia organica da guarire in senso “sanitario, medicalistico, oggettivabile”. La guarigione, perciò, consiste in un percorso durante il quale il paziente che manifesta un disagio, è chiamato a scoprire il significato e il senso del sintomo. È quindi un concetto aperto, che potrà significare tanto la permanenza nella propria situazione quanto l’uscita da essa.
– Compito dell’analista è accompagnare il paziente in questo percorso di cura di sé, senza forzarlo o indirizzarlo secondo le proprie convinzioni. Il contrario, dunque, di un approccio ideologico che voglia per forza far uscire il soggetto dalla condizione omosessuale o che, all’opposto, si ponga l’obbiettivo di fargliela accettare come un dato naturale. Quest’ultimo è ormai l’approccio prevalente in Occidente, per il quale non esistono differenze fra omosessualità ed eterosessualità, e dunque il disagio sarebbe solo frutto di condizionamenti culturali. Col duplice esito di imprimere lo stigma dell’omofobia a qualsiasi opinione non politically correct sul tema, e di rovesciare i termini del problema. Infatti da curare sarebbe la società omofoba, e non il soggetto che si rivolge liberamente all’analista perché percepisce un disagio. Paradossalmente, e proprio in nome della difesa della diversità, si finisce così col negare ogni potenzialità trasformativa e autotrasformativa nel soggetto. (altro…)