Il maschio selvatico ritorna in libreria. Ci sfida ancora

maschioselvatico(Invito alla lettura a cura di Paolo Marcon)

La testa di un uomo tatuata e perforata da oggetti metallici, sul dorso l’immagine-guida del volto ricoperto di foglie, la quarta di copertina con la breve e impegnativa indicazione: “Il maschio selvatico è l’uomo che vuole essere se stesso, assumendosi ogni responsabilità derivante dal suo essere creatura, di genere maschile”.

Nel 2015 irrompe così, tra gli scaffali delle librerie, sul web e per coraggiosa iniziativa delle Edizioni San Paolo, la nuova edizione completamente rivista, ampliata e aggiornata del cultbook di Claudio Risé: Il maschioselvatico/2. La forza vitale dell’istinto maschile.

La prima stesura del testo fu pubblicata nei primi anni Novanta, generò risonanze nell’immaginario di quel mondo maschile già allora banalmente descritto in “crisi d’identità”, proprio da quel circuito mediatico/politico mainstream molto interessato ad imporre le sue soluzioni burocratiche e di consumo; ispirò l’approfondimento e la ricerca personale di molti giovani maschi, cui lo spettacolo sociale intorno a sé, e spirituale dentro di sé, cagionava malessere, infine provocò la nascita del movimento degli uomini in Italia che ancora oggi continua ad ispirarsi a questo libro-fondamento: i Maschi Selvatici.

In oltre vent’anni da quella prima pubblicazione è passata molta acqua sotto i ponti, tanti sono persino crollati, le visioni presentate in quel primo “Maschio Selvatico” hanno trovato spesso tragica conferma, come pure la bontà delle piste di salvezza indicate, e l’urgenza di percorrerle.

Conferma, ahinoi, ha trovato la cacciata dell’uomo dal suo territorio culturale maschile di riferimento: “sobrietà, ricerca del senso, addestramento delle proprie forze, rapporto con la natura incontaminata, elevazione verso l’alto”. Quel territorio è oggi diventato una specie di discarica di oggetti artificiali, culto dell’immagine, scarti d’idee mal consumate e generate a scopo di lucro dai promotori d’interessi economici agiti politicamente, ed amministrate da organizzazioni burocratiche e statuali sempre più asfissianti. 
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Campo Maschile

invito_campo_maschile_osp-01 Progetto di ricerca-azione sull’identità maschile

di Paolo Ferliga

Intervengono Claudio Risé e Cesare Lievi

Sabato 29 marzo, ore 17.30
c/o AAB – Associazione Artisti Bresciani
Vicolo delle Stelle, 4 – Brescia

Campo maschile si propone come luogo, fisico e simbolico, di ricerca-azione sull’identità maschile e si rivolge a uomini che desiderano confrontarsi sui temi propri dell’esperienza maschile.
Sempre più spesso alcuni maschi si sentono oggi insoddisfatti, bloccati nelle scelte, inadeguati nei confronti delle donne, titubanti di fronte alla responsabilità di diventare padri, vittime di una rabbia impotente. Campo maschile si rivolge in particolare a loro, ma anche a chi, partendo da una situazione di benessere psicologico, vuole conoscere la dimensione archetipica e simbolica del maschile per riconoscerne il valore e le potenzialità, in modo da poterle declinare personalmente nella vita quotidiana e nella relazione con gli altri. La scommessa è che un confronto tra uomini, in uno spazio separato e ben definito, possa aiutare ciascuno a vivere meglio e a sentire la bellezza di appartenere al genere maschile(altro…)

Cos’è la Wilderness?

nota a cura dei Maschi Selvatici www.maschiselvatici.it

Nel termine “Wilderness” è compresa una complessità concettuale non facilmente traducibile in un termine italiano equivalente; ciò che più si avvicina potrebbe essere “terra selvaggia” “terra vergine” che, tuttavia, rendono solo un’immagine del luogo ma non la relazione che si stabilisce fra la natura selvaggia e l’uomo. Pertanto è rimasto questo termine nella lingua italiana, non solo in omaggio alla sua origine statunitense dove è stato concepito e si è sviluppato il movimento ad esso relativo, per designare: l’esperienza fatta in solitudine e in  rispettoso silenzio di luoghi selvaggi, o per lo meno dove i segni di antropizzazione sono minimi, con l’emozione di stupore di fronte alla scoperta e alla risonanza interiore con il luogo selvaggio.

Esperienza  che, nelle parole di Sigurd Olson, un pioniere della wilderness (1899-1992), potrebbe essere espressa in singing wilderness, la wilderness cantante un concetto che non è facile spiegare  a parole ma che “si può solo sentire in alcune situazioni, quando si ascolta il rumore del vento o il canto degli uccelli al mattino o lo scrosciare dei torrenti di montagna ingrossati dallo sciogliersi della neve delle vette, o ancora il grido dell’aquila imperiale…”.

Un’altra definizione di wilderness che sintetizza la relazione dell’uomo con il luogo compare nel motto didascalico del logo dell’A.I.W, Associazione Italiana Wilderness www.wilderness.it : “La wilderness è sia un luogo geografico che uno stato d’animo”. Il motto è tratto, a sua volta, da una pubblicazione del Corpo Forestale USA, dedicata  al problema della protezione della natura selvaggia, dal titolo “Search of Solitude”, la ricerca della solitudine che recita integralmente: “La natura selvaggia è sia una condizione geografica che uno stato d’animo. Fa parte dell’eterna ricerca della verità che spinge l’uomo alla continua ricerca di se stesso e del suo creatore”.

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